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Oreste Zevola. Bad Boys
14 Marzo 2001-19:30/14 Aprile 2001-19:00
14 marzo – 14 aprile 2001
OPENING 14 MARZO ORE 20:30
Studio Morra
Via Calabritto 20, Napoli
A cura di Raffaella Morra, Alessia Evangelista e Raffaella Iannella
L’E-M ARTS o.n.l.u.s. inaugura la personale di Oreste Zevola BAD BOYS, a cura di Raffaella Morra, Alessia Evangelista e Raffaella Iannella, dal 14 marzo al 14 aprile 2001 presso lo studio Morra in via Calabritto, 20 – Napoli.
Coerentemente alla linea scelta dalla E-M ARTS di presentare il lavoro degli artisti in modo da coinvolgere attivamente l’immaginazione del pubblico, Oreste Zevola presenta un’installazione progettata appositamente per questo spazio.
BAD BOYS è incentrata sulla presenza ossessiva di un esercito di bambini terribili schierati in gruppo, pronti per la prossima crudeltà. La loro spietata determinazione, priva di sentimentalismo li rende eterni come soldati dalla carica inesauribile.
Questo personaggio ambiguo, rappresentato con un sorriso sarcastico e minaccioso, stampato al plotter, di dimensioni forzatamente esagerate, è però allo stesso tempo realizzato con colori e dettagli che richiamano l’energia degli elementi della terra.
“…Oreste pratica un sincretismo decorativo che tenta, restando sulle superfici un delicatissimo scambio tra figura e simbolo, e sono figure che non possono definirsi e simboli che non possono fissarsi: tra vegetale e animale e minerale, tra culturale e naturale, tra uomo e bestia e tra maschio e femmina, tra logica adulta e logiche (vincenti) infantili, e più oltre ancora, tra organico e inorganico: figure e decorazioni sospinte da un soffio d’invenzione che vorrebbe perennemente superarsi, e che non trova pace perché non sa se vuole o non vuole fermarsi. La corsa potrebbe riprendere a ogni istante, la metamorfosi ricominciare. La legge dell’equilibrio è per Zevola la più provvisoria e la più incerta di tutte. …Si cerca dentro, nel tutto pieno della decorazione e di una sospesa e spiritosa armonia che dispone i volumi rinunciando al buonsenso, e che dispone, per farlo, di un senso altro, datole dalla protezione che sull’artista esercitano le forme non ferme, le idee non concluse, i corpi non finiti, definiti, le invisibili presenze che popolano l’aria, che riempiono il non-vedibile che ci circonda, che irridono la nostra presunzione di realtà, di densità, di presenza, stabilità, di peso… Ci sono più cose tra cielo e terra – e sulle pareti del visibile – di quante non ne veda la nostra filosofia…” (G. Fofi da Juliet n° 96 Feb.-Mar. 2000)