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Nanni Balestrini – Sfinimondo
20 Maggio 2004-19:00/26 Giugno 2004-19:00
dal 20 maggio al 26 giugno 2004
OPENING 20 MAGGIO ore 19:00
Fondazione Morra – Palazzo dello Spagnuolo
Via Vergini, 19 Napoli
con un intervento di Achille Bonito Oliva
Tommaso Ottonieri e Mariano Bàino presentano il libro di poesie Sfinimondo pubblicato dalle edizioni Bibliopolis. Segue una lettura dei testi con Raffaele Rizzo, Maura Perrone e Gianni Sallustro; musiche di Enzo Nini
Alla Fondazione Morra (via Vergini 19, Palazzo dello Spagnuolo) dal 20 maggio al 26 giugno 2004 Nanni Balestrini espone SFINIMONDO, opera visiva in tre installazioni, ognuna basata su una scultura verbale di grandi dimensioni. Nella prima sala una colonna-obelisco intorno a cui si svolge un testo che celebra la forza distruttiva e creatrice della poesia: La poesia fa male… la poesia è l’apocalisse del linguaggio… Nella seconda sala un cubo rimodella la sfera terracquea disarticolata dalla globalizzazione, le sue risorse frantumate dagli sfruttamenti, i suoi popoli divisi e dispersi. Nella terza sala su una stele strappata agli orrori delle nostre guerre quotidiane parlano i segni della più antica scrittura. Completa la mostra una retrospettiva di lavori dal 1965 a oggi.
Nei testi di Sfinimondo (pp. 96, Napoli Bibliopolis 2003) il linguaggio quale luogo del significato è messo in questione in vari modi… invito al sospetto e invito all’abbandono convivono, contraddittoriamente; così come contraddittoria è la fiducia nel potenziale liberatorio del corpo e del linguaggio quale segno del corpo, in un mondo d’altra parte capace di colonizzare i corpi, con i loro bisogni e con le loro manifestazioni. Ma su questa contraddizione si costruisce la poesia come qui la tenta Balestrini.
La scrittura nasce come atto visivo, è il linguaggio che s’imprime nella pietra, nell’argilla, nel marmo, che dalle stele, dagli obelischi, dalle lapidi dell’antichità impone sentenze immutabili, e oggi ricopre le metropoli con le effimere lusinghe della pubblicità e con la violenza dei graffiti sovversivi.
È la scrittura pubblica, che anticipa quella privata, e invia all’occhio delle moltitudini i suoi messaggi indiscutibili, che non attendono risposte ma assenso o indifferenza.
In questo senso la letteratura e l’arte congiuntamente hanno da sempre operato sulla materialità della parola, sul suo farsi figura e oggetto, sulla frantumazione di ogni lettura lineare.
Monumenti avulsi dalla loro funzionalità architettonica su cui i segni possono scorrere immutabili, ritmando il movimento circolare dello spettatore volonteroso e invitandolo a misurarsi con la sua capacità di interpretare nuovi percorsi della realtà, abbandonando per un istante la sua rassegnata passività.
Nanni Balestrini