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Gian Maria Tosatti – Sette Stagioni dello Spirito 6_Miracolo
10 Novembre 2015-11:30/15 Novembre 2015-18:00
10 novembre 2015
OPENING 17 OTTOBRE ORE 11:30
Via delle Zite
Via delle Zite 40, Napoli
A cura di Eugenio Viola
Martedì 10 novembre, alle ore 11:30, è stato presentato al pubblico e alla stampa 6_Miracolo, sesta e penultima tappa del progetto Sette Stagioni dello Spirito di Gian Maria Tosatti, a cura di Eugenio Viola. L’opera, di natura performativa, è iniziata senza darne alcuna comunicazione ufficiale il 17 ottobre. Ad una settimana dalla chiusura, ne è stata illustrata genesi e processo. 6_Miracolo è un’opera sulla possibilità del paradiso, che si può manifestare ad ogni latitudine dello spirito, in accordo con la teoria di Santa Teresa, secondo cui nessun uomo è destinato ad una precisa stanza del “castello interiore”. Per cui, la sesta stagione, si manifesta nella possibilità del paradiso che passa attraverso il coraggio di varcare una soglia, di modificare, con le proprie mani, la realtà. Prima ancora di essere un imponente progetto pluriennale, Sette Stagioni dello Spirito è un percorso di conoscenza iniziato da Gian Maria Tosatti e partecipato da un’intera città. L’insegnamento consegnato dall’attraversamento dell’inferno, protagonista delle prime tappe, era semplice: se il destino dell’uomo tende al bene, colui che compie il male fallisce come uomo. Parimenti semplice la lezione del purgatorio: un uomo non è altro che le sue azioni. Il paradiso, dunque, non poteva che aprirsi come conseguenza immediata di questi insegnamenti: la sua esistenza diventa lo spazio dell’agire, dove l’opera stessa sacrifica l’immagine per divenire pratica. Sotto questo punto di vista, e nella sua radicalità, 6_Miracolo rappresenta un punto di svolta netto nella narrazione di Sette Stagioni dello Spirito. L’apertura, volutamente in sordina, di un portone crivellato di colpi d’arma da fuoco, come accesso ad un ipotetico paradiso, ha dato inizio ad una performance collettiva, nutrita da azioni semplici, investite di un significato simbolico che poi, per osmosi, torna da un metaforico paradiso alla quotidianità. Prendersi cura di un luogo, curarlo come un malato, pulirlo, estrarre i proiettili dai muri come frecce nella pelle di un grande animale ferito, chiudere con le proprie mani le crepe che dimostrano la fragilità degli involucri che abitiamo, primo fra tutti il nostro corpo, diventa un allenamento, un esercizio (spirituale?) per rileggere il presente di ogni giorno in una prospettiva larga, una prospettiva verticale (ascensionale?). Quanto accaduto a Forcella nel periodo di tempo intercorso dall’apertura di questo spazio ha, in un certo senso, del “miracoloso”: l’entusiastica partecipazione degli abitanti dei vicoli circostanti ha dato al lavoro un senso di coralità, senza il quale non si sarebbe potuto esprimere il senso stesso di questo “paradiso”. Singolarmente, o in gruppo, gli avventori (adulti, bambini, habitué, visitatori/performers accidentali) hanno trovato il “loro” modo di abitare questa dimensione altra, separata dal vicolo attraverso un diaframma invisibile, un portale aperto che, tuttavia, non sembra portare altrove che al cuore stesso di un quartiere e della comunità che lo abita, diventando, a sua volta, metafora della comunità umana. Da un lato, 6_Miracolo, conserva i riferimenti, costanti in tutto il ciclo, a Santa Teresa e a Dante, dall’altro questa tappa sembra far risuonare gli armonici della poetessa Mariangela Gualtieri e di un suo testo in particolare, (Predica ai pesci, 2001), riconosciuto da Tosatti come la più incisiva dichiarazione politica di questi anni, compiuta quasi come una profezia di quello che da quel momento critico in poi sarebbe successo. Ma più di tutto, la vera fonte di quest’opera, come d’altra parte lo è stato per le altre, sono le vite e le storie dei singoli uomini e donne che hanno attraversato lo spazio impressivo dell’opera, lasciando, indelebilmente, le loro tracce.