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Aniello Barone. L’invenzione – consiste in…
25 Ottobre 1997
25 ottobre 1997
OPENING 25 OTTOBRE ORE 19:30
Palazzo dello Spagnuolo
Via Vergini 19, Napoli
L’invenzione – consiste in questa straordinaria fusione di vita e morte nel quotidiano e nel coesistere di una immobilità non velata da artifici o retorica, con le sue immagini–vicenda che si condensano in un tempo senza misura. per quanto possa apparire un magico –sacrario-, che comprende solo immagini di una cronaca fissa nelle sue apparenti trasformazioni, queste opere tra piccole e miserevoli figure di vita privata ossessionata da umiliazioni, testimoniano di una continuità che va oltre qualsiasi orizzonte, fuori da requisitorie da processo o da certificazioni di errori commessi. l’artista non si adopera a rifare le maschere di un suo teatro privato, ma lo scorrere la vita dei suoi – rilevati -, ne assume l’identità col supporto di una somiglianza quasi a volerne prendere il posto, attraverso il farci ascoltare le variazioni. suggeritore di una ricostruzione di meticolosa precisione che suscita a volte solo imbarazzi e contraddizioni, svolge con la vitalità del – successivo -, il tentativo d’immersione in una realtà attraverso – dati – non convenzionali. eppure il – racconto – non adombra una sua forma drammatica, ne si concentra particolarmente su qualche – azione -. tuttavia riesce sempre a riunire brani collimanti, appartenenti forse a narrazioni perdute, espresse come cronaca oggettiva per lasciare solo a tratti, tra assonanze e non, il posto a – battute – in prima persona; mentre la – prigione – corrisponde nello stesso tempo all’infinito ed al proprio inferno interno. in realtà queste sono anmche – voci – che si dissolvono nel cielo, perché storia che vive, che è sempre in ogni suo attimo compiuta, e che nella successione pari si manifesti come evocazione. BARONE, cui compete questa vicenda detta e solo immobile, porta come elemento primo di – messinscena -, le sue capacità creative di spazi e di coesioni consone alle metafore che sono alla base dei – rilevati -. Altro enigma da risolvere riguarda la natura dei rapporti tra noi e noi stessi, venuti a raccontarci tra queste – figure -, allusioni, echi ed amplificazioni: un sistema di variazioni che intervengono per sostenere altre stanchezze o cedimenti mediante la facilità della scrittura fotografica, spesso resa irriconoscibile dalla composizione e luminosità dei suoi – segni -, evocati e determinati. per diversi caratteri – l’invenzione – quindi è anche meta-teatro in solitudine ed in vista di successivi disvelamenti messi a contatto per suscitare in un gioco avvincente tutto l’emozionante itinerario. così anche l’impianto figurativo, a volte efficacissimo nel trasferire in immagine un senso di inafferrabilità, si rinnova continuamente scoprendo la pienezza di un labirinto che si fa motore di auto interrogatorio per farci ritrovare, con lo scarto di ritmi in succesione, la dinamica di una nostra riflessività rivolta verso l’esterno, per fare arrivare da lontano come echi le nostre negazioni.
un autore quindi di non comune talento, un operatore particolarissimo, completo, aldilà di una capacità di dialogo e della implacabilità dei suoi rilevati.
Luigi castellano/LUCA ’97