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Domenico Mennillo – ANDROMACA. Opera neoplatonica in IV stanze ricreative
6 Dicembre 2007-21:00/16 Dicembre 2007-17:00
6 dicembre – 16 dicembre 2007
START ORE 21:00
Palazzo dello Spagnuolo
Via Vergini 19, Napoli
ANDROMACA. Opera neoplatonica in IV stanze ricreative, il nuovo lavoro teatrale ideato da Domenico Mennillo e prodotto da lunGrabbe, in collaborazione con Fondazione Morra e E-M ARTS, debutterà in prima nazionale dal 6 al 16 dicembre 2007 nelle sale della Fondazione Morra (Palazzo dello Spagnuolo – Napoli).
L’opera è una riscrittura teatrale-performativa per ambienti architettonici sei-settecenteschi tratta dall’omonima tragedia di Jean Racine, rappresentata per la prima volta a Parigi il 17 novembre 1667 dinanzi al re Filippo d’Orleans, negli appartamenti della regina Enrichetta d’Inghilterra (a cui Racine dedica l’opera).
Gli ambienti della Fondazione Morra, ubicati al primo piano del Palazzo dello Spagnuolo progettato dall’architetto Ferdinando Sanfelice nel Settecento, permettono all’opera di lunGrabbe di realizzare un ideale salotto “teatral-architettonico” composto da IV stanze ludico-ricreative.
Il salotto dell’ANDROMACA è creato, sulla scia dei salotti elitari delle raffinate civiltà sei-settecentesche parigine e napoletane, in un unico spazio d’attività umane e in un arco temporale-rappresentativo di un’intera giornata-vita.
Nella prima stanza il fruitore è inserito in un labirinto di sipari, una sorta di teatro del teatro, con un sipario situato al centro della stanza a fare da telo proiettivo per un piccolo “teatrino neoplatonico” di ombre realizzate da sagome in legno, azionate dai 4 attori; i sipari della prima stanza delimitano gli accessi alle stanze successive, dove gli attori volta per volta svelano ai fruitori dell’opera oggetti e attività relative alle dinamiche delle diverse stanze. Nella seconda stanza hanno inizio le attività ludico-ricreative del salotto, messe in azione da Andromaca, Pirro, Ermione e Oreste fra un poligono regale delle abilità per bocche di fuoco (simile per funzionalità e fattura a quelli presenti nei luna park) e 4 sedie rudimentali in legno e plastica. La terza stanza ospiterà un giardino per spazi chiusi, composto da un quadrato in legno dipinto di bianco con una tettoia ricavata da rami di ulivi secchi e un prato verde a ricoprire la superficie degli spazi orizzontali dell’intera stanza; la quarta stanza, infine, ospiterà le ultime due decisive attività ricreative dell’opera, con un atipico gioco militare da tavola e un aquilone per candelabri con candele.
In questa occasione sarà presentato il volume ANDROMACA (edizioni Morra/E-M ARTS), a cura di lunGrabbe e Domenico Mennillo, con un intervento di Lorenzo Mango.
– Il salotto è articolato in IV stanze ricreative che vengono abitate e vissute da quattro attori nel rituale d’impersonificazione tragico dell’Andromaca. I convenuti (il pubblico?) prendono posto fra gli spazi delle IV stanze, come parte integrante di questo salotto stilizzato. Il salotto è fisicamente ideato per grandi sale o giardini di palazzi sei-settecenteschi, “ruderi museali” in cui la storia è lungamente sedimentata.
– I personaggi di Racine vengono rielaborati secondo il criterio di conoscenza mitico-universale delle loro vicende, un uso simile a quello fatto dal filosofo greco Zenone per l’elaborazione del suo paradosso di “Achille e la tartaruga”: Achille come piè veloce, come l’uomo conosciuto dalla Grecia per la sua mitica velocità.
– Nel caso dell’ANDROMACA i quattro personaggi di origine racineana vengono “usati” nelle partiture dell’opera per la valenza universale delle loro vicende umane in uno spazio di socializzazione normativo; in questo caso il salotto è lo spazio normativo con sue regole precise da osservare, in cui l’uomo si confronta e scontra con altri suoi simili…
(da Commentario minimo all’Andromaca di Domenico Mennillo, in Andromaca edizioni Morra/E-M ARTS, napoli 2007)
…Nel lavoro di Mennillo, insomma, il luogo diventa esso stesso testo. Si tratta, però, di un luogo particolare, l’architettura, che ha un portato non solo ambientale, non determinato solo dalla sua dimensione di cosa materiale e costruita, ma anche dalla memoria, dal vissuto e dalla storia. Tutti elementi, questi, legati all’”abitare del tempo” che caratterizza l’architettura facendone un testo, in una prospettiva teatrale, a più livelli: come segno visivo ma anche come segno emotivo e culturale.
Gli spettacoli di lunGrabbe, dunque, nascono come risposta, in termini di messa in scena, alla provocazione dell’architettura e, più in generale, del luogo. D’altronde ogni messa in scena di un testo drammatico, se è autenticamente tale, è proprio questo: la risposta alla provocazione di un testo (che noi per abitudine, o anche solo per pigrizia mentale, pensiamo sempre e solo come testo letterario), una risposta che si manifesta in forme e modi diversi passando, in primo luogo, nel modo di utilizzare lo spazio…
Lorenzo Mango
(tratto da Andromaca edizioni Morra/E-M ARTS, Napoli 2007)