- Questo evento è passato.
INDEPENDENT FILM SHOW 18th Edition
21 Giugno 2018-20:30/23 Giugno 2018-20:30
21 giugno 2018
Vigna San Martino
Corso Vittorio Emanuele 340, Napoli
22 e 23 giugno 2018
Belvedere Museo Nitsch
Vico Lungo Pontecorvo 29/d, Napoli
INDEPENDENT-FILM-SHOW-18th-Edition-PROGRAMMA-2018
Independent Film Show 18th edition, rassegna internazionale dedicata al experimental film, coordinata da Raffaella Morra e organizzata da E-M ARTS associazione culturale, incrementa le esperienze sensoriali dei propri ospiti che per tre giorni possono partecipare alla proiezione di films in pellicola 16mm (molti in prima visione Italiana), al concerto di Bernhard Schreiner, e alle expanded cinema performances di Jeanne Liotta, Canecapovolto, Bea Haut, e Helga Fanderl, da giovedì 21 giugno in Vigna San Martino, venerdì 22 e sabato 23 giugno sul Belvedere Museo Nitsch. Dal 22 giugno al 6 luglio nella Capriata Museo Nitsch è fruibile la video-installazione In This Immense Space Hidden Things Appear Before Us e le opere su carta di Jeanne Liotta, in partnership con Microscope Gallery New York.
Il solstizio estivo del 21 giugno offre l’occasione di eseguire il primo programma nella preziosa Vigna San Martino e concede a un selezionato pubblico di partecipare, su invito, ad una lunghissima notte di proiezioni e live expanded cinema performances fino al sorgere del sole.
Due films di Jeanne Liotta, artista americana che, riprendendo le teorie di Ralph Waldo Emerson, interseca l’arte, la scienza e la filosofia naturale nel suo complesso science project: proiettati e modificati dal vivo dall’artista, Affect Theory(2013), composto da due films sistemati in posizione planetaria e satellitare, e Path of Totality, realizzato a seguito dell’eclissi solare totale dell’agosto 2017, ci trasportano all’interno di un allineamento celestiale.
Canecapovolto, formato a Catania nel 1992 sul modello della confraternita filosofica, sperimenta la “dissonanza cognitiva”, circuit bending e radiodrammi, collages su carta… è tra le zone d’ombra tra ascolto e visione che fonda la sua identità ed il suo messaggio: il video Nembutal (2015) è preludio per NAGNAGNAG performance circuit bending, ovvero la modifica dei circuiti di strumenti musicali, giochi per bambini etc. e la pianificazione del corto circuito come prassi espressiva per suggerire il caos! Musica e Rumore diventano improvvisamente categorie dai confini instabili. È un punto di non-ritorno. Il Circuit bending sta alla Musica come il Found footage sta al Cinema.
Il programma Free your perceptions a cura di Raffaella Morra è un viaggio della mente o uno studio profondo dell’apparato filmico e delle possibili raffigurazioni prodotte dall’interazione con l’osservatore che partecipa ad un’avventura della percezione libero da preconcetti e classificazioni.
I dieci films e video esplorano i confini della conoscenza: Christin Turner nel HD video Vesuvius at Home (2017) disvela una simbiosi tra il cinema, la memoria e la spirale del tempo, e Victory to Loss Ratio (2013-14) di Bernhard Schreiner prova ad ottenere immagini e suoni sincronizzati nella mente; nel film Heat Shimmer (1978) Arthur e Corinne Cantrill trasformano il paesaggio dell’Australia centrale in vari gradi di luccichii, mentre Paul Clipson in Sphinx on the Seine (2009) medita su una serie di brevi ed enigmatiche immagini da ogni luogo del mondo. Vicky Smith in My Moon Her World (1995) combina l’animazione con l’azione dal vivo trattata – pixellata, rifilmata, in slow motion, e in Réminiscences (2001-2020) di Olivier Fouchard le immagini girate ad Auvergne nella primavera del 2001 assumono l’aspetto di cose sognate dai colori irreali con l’aggiunta di found footage; Comfort Stations (2018) di Anja Dornieden & Juan David González Monroy è un test psicologico trovato per caso e di cui non si sa nulla degli autori; I don’t think I can see an island (2016) di Christopher Becks e Emmanuel Lefrant è un film di avventure non-euclidee simbolicamente autentiche; Take-Off (2006) è un’opera collaborativa originata dal work-in-progress tra Katherine Liberovskaya e il compositore Al Margolis che attivano una relazione tra immagini, suoni e i processi di montaggio; Heliocentric (2009) dei Semiconductor usa la fotografia time-lapse e il tracciamento astronomico per disegnare la traiettoria del sole attraverso una serie di panorami.Di solito è quasi impossibile visualizzare come la terra si muove intorno al sole, anche se sappiamo che è vero, invece ‘vediamo’ il sole che si muove intorno a noi.
Bea Haut è artista e film-maker in forma espansa, multimediale e spesso reattiva all’ambiente, le sue opere alludono alla percezione di momenti, spazi e azioni interconnessi tra loro. Venerdì 22 giugno per il programma Matters of Being Bea Haut ha scelto undici films di film-makers del Regno Unito che provano a penetrare la materialità enigmatica della pellicola filmica, evocando una zona interattiva tra oggetto e soggetto, in cui sorge un intreccio di vitalità, esistenza ed evento.
Cripps at Acme (1981) di William Raban è la documentazione della performance di Steve Cripps, artista selvaggiamente sregolato e forse genuinamente instabile di quel tempo. The Hut (1973) di John Smith è un esperimento con dei ritmi visivi che anima le fotografie fisse di un edificio in disfacimento. Attraverso un intreccio ritmico il film Chameleon (1990) di Tanya Syed si muove silenziosamente verso un punto di confronto con il mondo esterno, enfatizzato in modo sconvolgente dall’unico suono del film. Talking to a Stone (1993) di Inger-Lise Hansen crea un equilibrio fragile e illusionistico tra le forze di creazione e distruzione nel tempo. 9 Objects (2016) di Bill Leslie fa parte di un progetto dal titolo ingannevolmente semplice, ‘cosa succede alla scultura quando viene filmata e fotografata?’ e in pratica esplora le potenziali relazioni tra gli oggetti scultorei e i diversi media di rappresentazione. Due films di Laura Hindmarsh: Self Registration (2015) un atto di auto-allineamento utilizzando la stampa a contatto manuale e Finding Focus (2016) girato a Lake George in Australia per provare a dar soluzioni ai miti che circondano l’improvvisa fluttuazione del volume del lago. Mary Stark in Button Box Blast (2016) filma l’esplosione di una scatola di bottoni in uno schema casuale di luci e suoni ottici. Due films di Jenny Baines entrambi in doppia proiezione 16mm per documentare due brevi performances: Untitled (Insertional) (2014) due cineprese bolex, una corda, due artiste e un albero, e Untitled (#1 25/25 x 10/4) (2016) correre intorno a un albero ripetutamente finché ci si lega ad esso. Vicky Smith in Small things moving in Unison (2018) si confronta con i problemi puramente plastici che persistono nel film realizzato a mano, dei segni di registrazione nello stesso punto su una serie di fotogrammi.
Per approfondire la dinamica di creazione filmica, nel programma Mattering and Uttering Bea Haut rivela la sua opera filmica selezionando dieci films bianco/nero: lavorare con il film 16mm in modo materialista e fai-da-te consente una risposta concreta tra l’artista e i propri materiali. Questo diventa un intreccio di pensiero, essere e fare, che attiva un’organizzazione sia di sé che del materiale. Si inizia da Pending (2016), un film performance di 100 piedi di lunghezza (30,48 metri) formato dal pubblico in un ‘loop dal vivo’ prima di esser proiettato, creando un’empatia tra spettatori e artista.
Sabato 23 giugno lo splendido tramonto fruibile dal Belvedere del Museo Nitsch è ideale panorama per il concerto The magnetism of knowing and not knowing di Bernhard Schreiner: una performance in cui le strutture sonore sono sviluppate dal vivo sulla base della ‘composizione istantanea’ (chiamatela improvvisazione se si vuole), usando una cetra, degli effetti e dei loop, del software (per l’elaborazione dal vivo di input) e tante piccole parti per interferire con le corde della cetra (martelletti, pennelli, molle metalliche, fermacapelli, archetto, ecc.).
“…Una volta che si è sviluppata una soddisfacente struttura di auto-mixing si potrebbe lasciar sola per un po’ (oppure non), forse permettendomi di fare un passo indietro e ascoltare le trasformazioni di auto-mixing in evoluzione. Potrei tornare a interferire ulteriormente con la configurazione, la sovraincisione, ecc. o anche ricominciare il concerto da zero (oppure non).” Bernhard Schreiner
Helga Fanderl continua ad innovare le tecniche di impressione e montaggio della pellicola Super 8mm e dalla metà degli anni ‘80 ha realizzato oltre seicento films, ognuno di circa tre minuti, montati in fase di ripresa nella cinepresa. I suoi film si originano da un’osservazione intensa e da un affinato approccio d’improvvisazione con reazioni rapide e tempismo di risposta.
Constellations è un montaggio temporaneo di ventiquattro brevi films (1992-2016) di alcuni aspetti dell’opera di Helga Fanderl che evocano corrispondenze e contrasti, sperimentando così un’intensa forma di microcosmo e nello scorrere silenzioso dei fotogrammi si può fluttuare in un limbo di associazioni mentali senza tempo e spazio.
“…Maneggiare il proiettore, cambiare le bobine, mettere a fuoco e fare il quadro, introdurre personalmente i miei programmi e discutere del mio modo di fare cinema – tutto questo contribuisce a creare un evento dal vivo e una performance unica che corrisponde in pieno alla poetica dei miei films”. Helga Fanderl