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SMASHING THE MYTH – Performing art from Croatia
23 Novembre 2018-16:00/21:00
23 novembre 2018
OPENING dalle 16:00 alle 23:00
Museo Hermann Nitsch
Scala Filangieri
Quartiere Intelligente
A cura di Adriana Rispoli e Zvonimir Dobrović.
Evento organizzato da Quartiere Intelligente e Domino Project in collaborazione con Museo Hermann Nitsch
Con il supporto di Ministero della Cultura della Repubblica di Croazia.
Si ringraziano per la collaborazione DeA Capital per il Consorzio Ex Olivetti di Pozzuoli, Ciro Esposito e Alessandra Gigante.
AbbattereAbbattereAbbattere questo il fil rouge dei lavori in mostra e l’intenzione dei suoi organizzatori. Con un’accezione positiva, Smashing the Myth celebra la distruzione come atto semantico per la costruzione di nuove realtà, per il superamento dei limiti e delle categorizzazioni, e per l’abbattimento dei confini fisici ed identitari. La performance come espressione artistica preferenziale contiene in luce le caratteristiche di dissolvimento del linguaggio e di osmosi tra le diverse forme d’arte ed in questa occasione si presenta nelle sue innumerevoli accezioni: dall’intervento nello spazio urbano al coinvolgimento diretto del corpo, dall’azione simbolica alle sinestesie audio visive, trovando nei primi esperimenti di video performance nell’Est Europa una sorta di battesimo generazionale. Smashing the myth presenta uno spaccato dell’arte croata oggi in qualche modo iconoclasta e provocatoria che restituisce un’immagine forte e combattiva di una generazione di artisti che se da un lato afferma con fierezza le proprie radici, dall’altro reclama, a ragione, un’idea dell’arte libera dalla scure dell’economia e dal predominio del capitale. Oltre al costante interrogarsi sul valore e il potere dell’arte nella società, è sempre presente il confronto diretto con la storia dell’arte in senso lato: dall’utopia russa dei primi del ‘900 all’amara ironia sul mercato dell’arte contemporanea, passando per l’azzeramento delle barriere tra arte e vita.
ARTISTI: Igor Grubić, Bruno Isaković, Sanja Iveković, Siniša Labrović, Alen Sinkauz – Nenad Sinkauz, Sandra Sterle.
PROGRAMMA
MUSEO HERMANN NITSCH
Vico Lungo Pontecorvo 29/d, Napoli
Dalle 16.00 alle 21.00
Igor Grubić | Smash the Myth
Bruno Isaković | Fade Into
Sanja Iveković | Inter nos
Dalle 19.00 alle 21.00
Siniša Labrović | Artist Index
Igor Grubić: Smash the Myth
Fotografia e banner dall’intervento nell’ex Fabbrica Olivetti
MUSEO HERMANN NITSCH
Qualsiasi sia il medium scelto o la modalità di intervento fino ad includere lo stile personale di vita, Igor Grubic applica coerentemente una visione politica al suo modo di vivere e quindi di fare arte. Smash the Myth è in qualche modo una tautologia con cui Grubic dichiara, parafrasando l’ideologia radicale del poeta russo della rivoluzione Vladimir Mayakovsky, che l’arte NON POLITICA non esiste perché qualunque espressione artistica, o anche il solo pensiero, non può che essere un gesto politico e riflettere la responsabilità che l’artista ha nei confronti della società. La sola scelta di esporsi ad un pubblico – e di scegliere a quale pubblico esporsi compreso quello del mero mercato dell’arte – è un atto politico. La serie Smash the Myth consiste in microinterventi negli spazi urbani in cui Grubic appone, in maniera temporanea e talvolta illegale, un banner in luoghi iconici di varie città. Iniziata a metà anni ’90 con il progetto Micro-Museum of Revolutionary Heritage la serie ha toccato diverse città come Berlino, presso il Soviet War Memorial di Treptower Park e Dresda di fronte all’Accademia di Belle Arti, e approda ora a Napoli nella mitica fabbrica Olivetti. Fondata nel 1955 su progetto dell’architetto razionalista Luigi Cosenza, la ex Fabbrica Olivetti è simbolo della visione umanistica di un industriale illuminato la cui missione imprenditoriale era direttamente collegata al benessere dei suoi lavoratori. Con un’impostazione socialista ante litteram per l’Italia, Adriano Olivetti, a Pozzuoli come nelle altre sedi italiane delle sue fabbriche, aveva voluto per i suoi dipendenti un luogo in simbiosi con la natura e dotato di tutti i servizi necessari convinto che il lavoro fosse strumento di riscatto sociale. All’interno di questo piccolo eden dei lavoratori, Grubic ha scelto di apporre il suo “motto” su quella che un tempo era stata la biblioteca, luogo per antonomasia per l’arricchimento dello spirito.
Igor Grubić (Zagabria, Croazia 1969) è noto per il suo attivismo politico e morale e per le sue operazioni negli spazi pubblici, spesso nati in un’atmosfera misteriosa di anonimato, che mirano a generare nuovi significati come la serie 366 Liberation Rituals (2008) o Black Peristyle (1998). Attivo dagli anni 90 il suo lavoro include performance, fotografia e video e dal 2000 inizia a lavorare anche come produttore di film. I suoi lavori sono stati esposti in numerose rassegne ed istituzioni internazionali tra cui Manifesta 4 (Frankfurt); Tirana Biennial 2; 11.Istanbul Biennial; 4.Fotofestival (Mannheim); Manifesta 9 (Genk); Gwangju Biennale 20th Anniversary Special Project; ‘East Side Stories’ Palais de Tokyo (Paris); Thessaloniki biennale 5- Ident-alter-ity; ‘The Value of Freedom’, Belvedere 21 (Vienna); ‘Zero Tolerance’, Moma PS1 (NY). In Italia tra le altre ha partecipato a Present Future ad Artissima nel 2001 e alle mostre Il Piedistallo vuoto e Gradi di Libertà al Museo Civico Archeologico e al Mambo di Bologna nel 2014 e nel 2015. Nel 2016 è stato ospite del Quartiere Intelligente con la proiezione del film Monument.
Rappresenterà la Croazia alla prossima 58° Biennale di Venezia.
Bruno Isaković: Fade Into
MUSEO HERMANN NITSCH
Fade Into è una performance di lunga durata concepita in relazione diretta con collezioni permanenti in musei e gallerie. L’artista sceglie un’opera d’arte e inscena una live installation relativa al suo valore politico ed artistico. Durante le cinque ore di performance, un insieme di interpretazioni e connotazioni dell’opera scelta diventano la “tela” sulla quale il performer proietta la sua voce e il suo corpo.
Elementi costitutivi della performance sono riferimenti testuali che esaminano nello specifico il medium dell’opera, il suo contesto, il contenuto, lo sfondo storico e le sue particolarità. Leggendo queste tracce e offrendole al pubblico, l’artista riempie lo spazio con prospettive intangibili e aspetti corporei, in stretta relazione con l’opera selezionata ed il suo immediato contesto. I contorni fisici e i confini tra il corporeo e l’intangibile diventano gradualmente sfocati mentre il corpo del performer si fonde in un colore che, infine, domina lo spazio. Questo avviene attraverso lenti, minuziosi movimenti ripetitivi con i quali l’artista dipinge il suo intero corpo fino al dissolversi degli stessi movimenti, lasciando lo spettatore davanti all’immobilità scultorea del performer. L’incarnazione di tutti i significati accennati ed espressi emerge come un’installazione dal vivo che offre un cambio di paradigma ai visitatori in relazione a uno spazio e un’opera d’arte particolari in un museo.
La performance Fade Into è stata realizzata al Reina Sofia di Madrid, al MAMBO di Bologna, Museo d’Arte Contemporanea di Zagabria e alla Glucksmann Gallery a Dublino, usando sempre un’opera diversa come punto di riferimento.
Bruno Isaković è un performer e coreografo residente a Zagabria. Laureato nel 2009 in danza contemporanea alla Amsterdam School of the Arts, dal 2011 al 2015 è stato membro del Contemporary Dance Studio, la più antica compagnia di danza contemporanea croata. È anche fondatore e direttore artistico del Sounded Bodies Festival di Zagabria dedicato all’esplorazione delle relazioni tra voce e movimento, suono e corpo.
Isaković conduce regolarmente workshop e insegna lezioni di danza (Bilgi Università delle arti performative – Istanbul, Dipartimento di danza contemporanea all’Accademia d’Arte Drammatica – Zagabria, TSEKH Summer School – Mosca, ecc.).
Ha vinto numerose borse di studio tra cui il Jury Award e il Best Solo Dance al Solo Dance International Festival di Budapest, e il Premio Nazionale Croato 2016 come miglior coreografo per lo spettacolo “Denuded”.
Sanja Iveković: Inter nos (1978)
Video, 60 minuti, bianco e nero, suono
Courtesy MSU, Zagreb
MUSEO HERMANN NITSCH
Uno dei primi lavori di Sanja Iveković, il primo in assoluto in cui fa uso della registrazione nella performance con videocamere, Inter nos, enfatizza l’interazione instaurata tecnicamente con il pubblico. L’opera partecipativa consisteva in due stanze collegate da due circuiti televisivi chiusi, senza un collegamento audio, e uno spazio d’ingresso dove avveniva una trasmissione diretta per il pubblico. “Durante l’intera azione, io sono chiusa in una stanza, quindi invisibile al pubblico. I visitatori entrano uno alla volta nella seconda stanza. Tra di noi si sviluppa un dialogo mentre interferisco con l’immagine sullo schermo del visitatore provocando una sua particolare reazione. Contemporaneamente, il resto del pubblico riceve l’immagine dello stesso partecipante.” (Sanja Iveković)
L’indagine sulle forme di relazione tra artista e pubblico, l’angolo di visione e l’interazione tra oggetto e osservatore sono alla base della ricerca artistica di Sanja Ivekovic.
Fin dalla sua prima apparizione nel contesto della “New Art Practice” in Jugoslavia nei primi anni ’70, Sanja Iveković (nata nel 1949 a Zagabria) esplora la costruzione di immagini mediatiche per rivelare e sovvertire le forme di potere che esse nascondono ed usarle poi per i propri scopi. Il suo impegno femminista – legato principalmente all’immagine della donna a alla sua critica mediatica – si è esteso nel tempo ad un’analisi delle condizioni istituzionali e dei rituali del mondo dell’arte. Iveković è stata tra i primi artisti in Jugoslavia a combinare performance e video arte e a coinvolgere attivamente il pubblico in forma di presenza e assenza reali. Negli anni ’90 il suo lavoro diventa più politicamente orientato, avviando importanti progetti come attivista politica. Iveković ha esposto in numerose mostre internazionali, tra cui le tre più recenti Documenta a Kassel, Tate London e MOMA New York.
Siniša Labrović: Artist Index
MUSEO HERMANN NITSCH
Basata sulla discussione in corso sui sistemi del mercato e del marketing dell’arte, questa performance si inserisce al momento giusto in un dibattito attivo da molto tempo sui MITI costruiti dal mercato dell’arte che oggi tocca l’acme arrivando a mettere all’asta un’opera, farla a pezzi sotto lo stupore di tutti e immediatamente rivalutarla con un doppio valore. È questo l’elemento sorprendente, persino creativo, del mercato dell’arte, la sua aleatorietà. Pertanto, ormai la conditio sine qua non per la sopravvivenza e il successo nella scena contemporanea di un artista passa esclusivamente per il mercato attraverso il lavoro del gallerista. Un artista è tale solo se è “rappresentato”, e se il proprio lavoro è offerto in vendita in una delle importanti fiere d’arte internazionali. La performance celebra coloro che ce l’hanno fatta, quelli che hanno un nome, quelli che sono indicizzati. Allo stesso tempo, rimpiange coloro che sono rimasti indietro e che formano il mare magnum degli anonimi, degli sconosciuti… ma il dispiacere per chi è rimasto indietro si mescola con lacrime di invidia.
Siniša Labrović è un artista multimediale originario di Sinj, una piccola città della Croazia. La sua comparsa nel panorama artistico croato negli anni 2000 è stata a dir poco esplosiva. Sin dall’inizio ha stimolato l’immaginazione del pubblico, dei media e dell’intera comunità artistica in Croazia attraverso un lavoro che, nella sua semplicità, può essere descritto come politico, crudo, umoristico e brillante, ma soprattutto sempre audace e diretto. Le sue performance hanno affrontato e confrontato temi scottanti della pedofilia, della corruzione, dell’abuso di potere politico o della mitologia del nazionalismo, così come genuine questioni filosofiche sull’essere, sul senso dell’esperienza umana o sulla responsabilità sociale. Nel 2005 ha attirato l’attenzione dei media mondiali (Reuters, BBC, Ansa, New York Post, The Guardian, The New York Times, NBC, ABC) con il lavoro “Flock.org” in cui i veri concorrenti in un reality show erano delle pecore. Sue opere sono in collezione al Museo d’Arte Contemporanea di Zagabria, alla Galleria di Belle Arti di Spalato, al Museo di Arte Moderna di Dubrovnik e fanno parte di numerose collezioni private. Nel 2009 espone all’11° Biennale di Istanbul e nel 2012 rappresenta la Croazia alla 13° Biennale di Architettura di Venezia, intitolata Common Ground, insieme a Pula Group, Hrvoslava Brkušić, Igor Bezinović e Boris Cvjetanović.
SCALA FILANGIERI | QUARTIERE INTELLIGENTE
Scala Montesanto 3, Napoli
Dalle 21.15 alle 21.30
Sandra Sterle | Visiting Reality
Iniziato a Belgrado nel 2012 e proseguito a Parigi nello stesso anno, il progetto Visiting Reality si basa sull’idea che l’identità nazionale coincida con il MITO su cui si costruisce il mondo contemporaneo a tal punto che i popoli iniziano a credere che quest’identità, sia l’essenza del loro essere. Siamo tutti consapevoli del fatto che la storia è più complessa e che il fatto che ci identifichiamo con un certo popolo solo in base ai meri i confini geografici sia un semplice eufemismo. Con la sua carriera da artista, Sterle ambiva ad espandere la sua coscienza sulla complessità del sé e del mondo contemporaneo ed invece constata nel presente solo il senso di decadimento che permea l’ambiente sociale e politico in cui vive. La performance mette a confronto la mitologia nazionale di due paesi utilizzando come dispositivo artistico i kitsch souvenir turistici che in fin dei conti si rivelano piuttosto simili qualitativamente ed esteticamente. Fracassandoli al cospetto del pubblico e ridotti in polvere, formano una sorta di realtà astratta. Si è finalmente così in grado di iniziare a “leggere” oltre il “materiale” mentre ci si avvicina alla complessità di cui sono fatte le nostre vite. L’artista usa l’atto della distruzione come metodo di creazione mettendo sotto esame due forze opposte.
Sandra Sterle è originaria di Spalato e usa diversi linguaggi artistici quali film, installazione, fotografia e performance. È docente di performance art e video all’Accademia d’Arte di Spalato in Croazia. Si è diplomata presso il Dipartimento di Scultura dell’Accademia di Arti Visive di Zagabria e ha proseguito i suoi studi presso il Dipartimento di Cinema e Video della Kunstakademie di Düsseldorf, 1995-96 (con il professor Nan Hoover). Le sue opere sono state presentate in numerose istituzioni artistiche internazionali: Museo d’Arte Contemporanea, Zagabria; Kunsthalle Fridericanum, Kassel; Museo Ludwig, Aachen; Museo d’Arte Moderna, Arnhem; Gate Foundation, Amsterdam; W139 Gallery, Amsterdam; Museo de Arte & amp; Disegno Contemporaneo, Costa Rica; Museo Nazionale Centro d’Arte Reina Sofia, Madrid; Instytut Sztuki Wyspa, Gdansk; Accademia di Berlino, Berlino; Museet per Samtidskunst, Roskilde; Fundacio Antoni Tapies, Barcellona; Location 1 Gallery di New York; Artist Space, New York; ecc. Le sue opere fanno parte di diversi archivi pubblici e collezioni tra cui MMSU, Fiume; Galleria d’Arte a Spalato e di collezioni private.
QUARTIERE INTELLIGENTE
Scala Montesanto 3, Napoli
Dalle 21.30 alle 22.30
Alen Sinkauz e Nenad Sinkauz
Video by Ivan Marusic Klif
Performance audio visiva
Lo stile performativo di Alen e Nenad Sinkauz attira immediatamente il pubblico con un’abile tecnica d’improvvisazione, frutto in realtà di un preciso processo per creare istantaneamente composizioni inaspettate. Gli elementi sonori e visivi dei loro concerti sono ulteriormente definiti dall’architettura e dalle caratteristiche acustiche dello spazio in cui giocano, condizionando l’esito di ogni esibizione. Grazie ad una complessa elaborazione delle principali fonti di suono come chitarre, bassi, oggetti di varia natura, microfoni e pick-up, oltre alla “field recording”, il sistema di amplificazione e la qualità di risonanza dello spazio diventano una parte significativa del quadro sonoro finale. Questa performance è una sinergia tra tutti gli elementi che sono riuniti non solo sul palco ma ovunque nello spazio. Il materiale musicale che viene creato da questo continuo accumulo e aggiornamento di suoni rimanda all’industrial, alla techno e al noise, ma allo stesso tempo resta avvolto in un’atmosfera astratta che nel tempo assume forme semplici e sempre diverse. La performance gioca sul potere sinestetico del suono, da un lato appagando la fiducia nel riconoscimento e dall’altro introducendoci più in profondità nella struttura stessa del suono.