Biografia

Al Hansen (Alfred Earl Hansen) nasce nel Queens (NY) nel 1927. Membro del gruppo Fluxus, movimento neodadaista nato negli anni Cinquanta il cui concetto d’arte abbatte le barriere fra le diverse categorie artistiche (arte visiva, musica, teatro, poesia, performance e happpenings), Al Hansen è stato un pioniere della performance. Unitosi all’aviazione americana durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1940 e il 1945, si sposta in Europa, in Germania, e durante il periodo di occupazione a Francoforte compie uno dei primi happenings, spingendo un pianoforte dal quinto piano di un edificio semidistrutto dai bombardamenti. La performance, che prende il nome di Yoko Ono Piano Drops, sarà ripetuta più volte in diversi luoghi, divenendo una delle sue più famose. Tornato a New York, inizia a studiare arte e s’iscrive ai corsi tenuti da John Cage presso la New School for Research, che frequenta insieme a George Brecht, Dick Higgins, Allan Kaprow, Jackson Maclow, ecc., tutti membri del Fluxus. Come un flusso, l’arte viene intesa come un movimento irrefrenabile di un evento o di un oggetto, dove il quotidiano diviene la principale materia espressiva da cui attingere. La dimensione del quotidiano, in particolare nella sua accezione di cultura di massa, viene esplorata anche da Al Hansen che, racconta Kaprow, “preferiva fare arte come se la si mettesse insieme on the road (proprio come la sua vita), utilizzando i materiali che gli capitavano. Involucri di caramelle e foto di riviste porno economiche”. Negli anni Sessanta inizia a frequentare abitualmente la Factory di Andy Warhol, avvicinandosi alla cultura della pop art e dalla performance si estende verso altre forme espressive, come i collages e gli assemblages, nei quali presenza iconica è la figura del corpo femminile. Ispirato dalle forme sinuose e accoglienti della celebre Venere di Willendorf, ne comincia a riprodurre le fattezze in innumerevoli opere che prenderanno poi il nome di Venus, collages realizzati con i materiali più differenti, come le carte del cioccolato Hershey’s, i mozziconi di sigarette, i rotoli di carta igienica, la pellicola cinematografica. L’immaginario di Al Hansen tocca anche punti nevralgici della storia degli Stati Uniti, come la questione dei nativi d’America. Nella serie A visitation of Fantoms, presentata presso lo Studio Morra di Napoli nel 1990, realizza tavole circolari sulla cui superficie applica i calchi in gesso del proprio volto, addobbati con i simboli tradizionali della nazione americana e della popolazione dei nativi, questi ultimi desunti dalla cultura postcoloniale, come i copricapi con le penne. Al Hansen, come gli altri componenti del gruppo Fluxus, non amava definirsi “artista di professione”, in quanto “l’arte di Fluxus è un’anti -arte (fatta per la maggior parte) da non artisti, da piccoli travets francesi, da ricercatori chimici, da giornalisti dell’ultima era..”. La sua era un’arte che dal quotidiano traeva il punto di partenza e di arrivo per fare della vita un’unica dimensione con l’arte. Muore a Colonia nel 1995.

Mama Vesuvia Mia, Studio Morra Napoli, 1988 © Photo Toty Ruggieri, Courtesy Fondazione Morra

AL HANSEN. Life is Fluxus

2002

A cura di Claudia Zanfi
Illustrato a colori / Pag. 103 / Italiano-Inglese

Prefazione